giovedì 29 novembre 2007

Scuola: un nuovo ruolo educativo


di Gabriella Buschi

Essendo una insegnante, mi viene facile e immediato affiancare all’articolo di riferimento il mio lamento. Di ragioni ce ne sarebbero varie e sono state già chiaramente enunciate nell’articolo stesso.Credo sia necessario dunque uno sforzo ulteriore e domandarsi cosa si possa fare oggi perché la scuola si riappropri del ruolo educativo che le compete.
Il sistema scolastico è oggi specchio di numerosi mali che affliggono la società, quegli stessi mali che dovrebbe affrontare e risolvere.
Sono pertanto due i fronti sui quali bisognerebbe agire per risanare questa situazione: quello educativo nei confronti dei giovani e quello motivazionale verso il corpo insegnante.Il fronte educativo rivela un dovere della scuola, che non è semplice Istruzione ma anche Educazione degli alunni ad essere buoni cittadini. Va tuttavia evidenziato come questo intento venga ostacolato in qualche misura dalle Istituzioni, che latitano sotto il profilo dei finanziamenti, necessari invece per la didattica, lo sviluppo ed il rinnovamento del sistema stesso. Da un altro versante, questo abbandono viene affiancato dalla critica e dalla sfiducia delle famiglie e dell’opinione pubblica nei confronti della scuola. Devo ammettere che non sempre tali critiche siano gratuite.
Alcuni insegnanti, tranquillizzati da un sistema ipergarantista, che premia non l’impegno ma l’anzianità, vivacchiano fra aule e corridoi senza entusiasmo, a volte addirittura senza capacità, uccidendo a poco a poco la curiosità dei ragazzi nei confronti del sapere. Questo fenomeno chiama in causa l’altrettanto urgente fronte motivazionale degli insegnanti, menzionato poco sopra.
Risolvere lo stallo in cui la scuola versa in questi anni, non credo sia così eroico o richieda sacrifici sovrumani.
Pur rischiando di ripetermi, basterebbe semplicemente un piano di finanziamenti più coerente, mirato anche, in connubio con una diversa legislazione in materia di arruolamento e licenziamento degli insegnanti, a premiare chi è più motivato.
Così come nei paesi quali la Gran Bretagna, molto più pragmatici e meritocratici del nostro, hanno realizzato da anni, anche da noi l’insegnamento diventerebbe una scelta e non un ripiego e verrebbero allontanati coloro che non ne sono capaci.
Chissà che intraprendendo una più netta rotta di rinnovamento, le famiglie non collaborerebbero fiduciose con noi alla formazione dei propri figli.

Nessun commento: