lunedì 22 ottobre 2007

Giovani/non giovani e… la politica


di Nicoletta Principi

Politica? ?

E’ questa la sensazione che percepisco quelle rare volte che con i miei coetanei proviamo a “parlare” di politica. Puntualmente viene espressa la considerazione che “destra” o “sinistra” siano la stessa cosa, che la classe politica che ci rappresenta non si identifichi nelle nostre idee, ma si concentri piuttosto su interessi personali e privati. Del resto, è innegabile che, nel nostro Paese, le questioni politiche appaiano difficili da comprendere e non solo nei contenuti; anche la comunicazione non risulta efficace: i deputati delle istituzioni sembrano distanti dal capire le esigenze dei giovani, incapaci di prospettare e soprattutto realizzare interventi per migliorarne la condizione sociale. Ma poi mi chiedo se noi giovani abbiamo veramente voglia di cambiare il mondo, se la convinzione diffusa che il partecipare attivamente alle questioni sociali e politiche non serva a molto, visto che tanto le cose non cambiano mai, nasconda invece un reale sentimento di apatia per il sociale e sia indice di una sempre maggiore inclinazione a curare il privato.
E ancora, è solo un problema di giovani? Io non credo sia così. Il sentirsi mai giustamente rappresentati accomuna tutte le età, gli status sociali.
A riprova, l’imbarazzo e l’indignazione che si percepisce ovunque, quando apri un libro, per citarne uno “La casta” di Stella e Rizzo, e leggi di una classe dirigente divenuta intoccabile, che spreca e sprofonda nei privilegi delle istituzioni, o come quando ti avventuri nel blog di Beppe Grillo
(viaggio da intraprendere con le dovute cautele) e ti appaiono i nomi dei parlamentari condannati in via definitiva.
E poi ascolti la TV, la radio e inevitabilmente ti si insinua il sospetto che a governarci sia una “strana banda”.
Ancora una volta capiamo che la cultura, intesa come conoscenza, costituisce la base su cui può crescere il sentire civile di una nazione. E’ sempre di più leggendo, studiando, viaggiando, facendo esperienze che noi giovani possiamo riuscire a vedere in maniera lucida ciò che è successo in questo Paese negli ultimi “disgraziati” decenni, dove si annida la mancanza di coesione e sostegno tra le persone che compongono il Paese. Solo attraverso questa via possiamo comprendere a pieno la grande distanza che ancora ci separa dai paesi europei più evoluti ed avanzati, in cui il rapporto tra lo Stato e il cittadino è di vera cooperazione e non di reciproca diffidenza ed inganno. Con la consapevolezza, potremo operare per cambiare ciò che ancora rende l’Italia un paese arretrato, soprattutto, cosa più grave, verso la sua stessa parte giovane, cui è stato sinora tolto gran parte del proprio futuro.

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