lunedì 22 ottobre 2007

Vicolo del popolo

Sul n. 11 di questo giornalino del 18 sett.07, abbiamo segnalato la necessità di un intervento in Vicolo del Popolo.

Con soddisfazione registriamo che lo spazio è stato ottimamente sistemato (la foto è stata scattata il 20 ott. 2007).

Il campo sportivo

Siamo proprio sicuri che la scelta dell’Amministrazione Comunale di ubicare il nuovo campo sportivo in fondo alla discesa di Santa Maria Apparve sia quella giusta? E che, soprattutto, come ci fanno capire, non ci siano alternative a quella scelta? Noi riteniamo invece che ce ne siano. Vediamo come, dopo aver spiegato ai lettori il progetto che sembra aver preso da qualche settimana la via del non ritorno.Secondo le intenzioni dell’Amministrazione, l’attuale campo sportivo di Pianello verrà smantellato. Una metà circa sarà venduto come area fabbricabile; l’altra verrà assegnata - insieme agli spogliatoi che opportunamente ristrutturati saranno utilizzati come sede sociale - alle Associazioni della frazione.
La scelta ci sembra condivisibile, perché è giusto che una frazione importante e popolosa come Pianello abbia i suoi spazi.
Non ci convince, invece, la decisione di scegliere quel terreno (scelto forse perché è di proprietà comunale) in fondo alla discesa per fare un nuovo campo in erba e un altro in terra battuta, per attrezzarlo un giorno - che non si prevede proprio vicino - con un fondo in sintetico.

Le nostre obiezioni al progetto.

1) Vendere la metà dell’attuale campo sportivo e non offrire ai nuovi proprietari la possibilità di poterne usufruire subito, ma solo quando sarà pronto il nuovo campo, può già rappresentare un ostacolo non semplice da superare.

2) Il vincolo, secondo cui il terreno passa di proprietà solo quando sarà pronto il nuovo campo, comporta certamente per il Comune anche una penalizzazione di carattere economico.

3) Seguendo quel percorso non si va incontro alle crescenti esigenze della Società Sportiva Calcio, che è già costretta a peregrinare in altri campi di Comuni vicini per far giocare due squadre
del suo settore giovanile e che incontra altre non lievi difficoltà per carenza di impianti coperti a disposizione, compreso il Palazzetto dello Sport, sempre meno disponibile per i periodo invernale.

La nostra proposta per il nuovo campo sportivo è quella di ristrutturare a nuovo il vecchio campo di Via Leopardi.
Un campo tutto nuovo, in sintetico, con nuovi spogliatoi, nuovi gradoni o tribuna, utilizzando quella del campo di Pianello.
E, naturalmente, con un adeguato impianto di illuminazione.
Un campo su cui si possa giocare ininterrottamente, da mattina a sera, che non richieda manutenzione, ma solo la cura degli spogliatoi. E dove tutti, indistintamente, Società Sportiva, calcio amatoriale e chi lo richieda, possano giocare, in giorni e orari concordati.

Le obiezioni. Scontata quella degli spogliatoi: dove? Ci sono almeno due soluzioni possibili e praticabili. E l’entrata? Anzi le entrate, una per giocatori ed arbitri, l’altra per gli spettatori. Anche qui niente di impossibile e di insuperabile.

Vediamo i costi dell’operazione.
Molto alti e non tutti facilmente finanziabili quelli relativi alla proposta dell’Amministrazione, se non ricorrendo ad una vendita, che risulterà comunque complicata, e ad un mutuo che, con le attuali disposizioni in materia, non sarà tanto facile accendere.
A costo zero per le casse del Comune quello che noi proponiamo.
Si
vende, senza vincoli di sorta, la metà del terreno del campo di Pianello ed anche tre-quattro lotti di quel terreno in fondo a Santa Maria Apparve, adiacente a due aree (Morganti e Raffaeli) già individuate dal Piano Regolatore come zona edificabile. Il ricavato sarà più che sufficiente per coprire tutte le spese.
Un ultimo, ulteriore beneficio, di non poco conto: così facendo, resterà di proprietà del Comune un bel “capitale” di oltre tre ettari di terreno, che potrà – in un futuro più roseo – essere utilizzato per usi di sicura utilità sociale.

Giovani/non giovani e… la politica


di Nicoletta Principi

Politica? ?

E’ questa la sensazione che percepisco quelle rare volte che con i miei coetanei proviamo a “parlare” di politica. Puntualmente viene espressa la considerazione che “destra” o “sinistra” siano la stessa cosa, che la classe politica che ci rappresenta non si identifichi nelle nostre idee, ma si concentri piuttosto su interessi personali e privati. Del resto, è innegabile che, nel nostro Paese, le questioni politiche appaiano difficili da comprendere e non solo nei contenuti; anche la comunicazione non risulta efficace: i deputati delle istituzioni sembrano distanti dal capire le esigenze dei giovani, incapaci di prospettare e soprattutto realizzare interventi per migliorarne la condizione sociale. Ma poi mi chiedo se noi giovani abbiamo veramente voglia di cambiare il mondo, se la convinzione diffusa che il partecipare attivamente alle questioni sociali e politiche non serva a molto, visto che tanto le cose non cambiano mai, nasconda invece un reale sentimento di apatia per il sociale e sia indice di una sempre maggiore inclinazione a curare il privato.
E ancora, è solo un problema di giovani? Io non credo sia così. Il sentirsi mai giustamente rappresentati accomuna tutte le età, gli status sociali.
A riprova, l’imbarazzo e l’indignazione che si percepisce ovunque, quando apri un libro, per citarne uno “La casta” di Stella e Rizzo, e leggi di una classe dirigente divenuta intoccabile, che spreca e sprofonda nei privilegi delle istituzioni, o come quando ti avventuri nel blog di Beppe Grillo
(viaggio da intraprendere con le dovute cautele) e ti appaiono i nomi dei parlamentari condannati in via definitiva.
E poi ascolti la TV, la radio e inevitabilmente ti si insinua il sospetto che a governarci sia una “strana banda”.
Ancora una volta capiamo che la cultura, intesa come conoscenza, costituisce la base su cui può crescere il sentire civile di una nazione. E’ sempre di più leggendo, studiando, viaggiando, facendo esperienze che noi giovani possiamo riuscire a vedere in maniera lucida ciò che è successo in questo Paese negli ultimi “disgraziati” decenni, dove si annida la mancanza di coesione e sostegno tra le persone che compongono il Paese. Solo attraverso questa via possiamo comprendere a pieno la grande distanza che ancora ci separa dai paesi europei più evoluti ed avanzati, in cui il rapporto tra lo Stato e il cittadino è di vera cooperazione e non di reciproca diffidenza ed inganno. Con la consapevolezza, potremo operare per cambiare ciò che ancora rende l’Italia un paese arretrato, soprattutto, cosa più grave, verso la sua stessa parte giovane, cui è stato sinora tolto gran parte del proprio futuro.

La nascita del Partito Democratico

Il Partito Democratico è nato con una consultazione elettorale numericamente molto significativa. Anche ad Ostra il numero di 301 votanti costituisce un dato rilevante. Per quanti, come noi, si richiamano costantemente al valore civile della partecipazione, si tratta di un evento di grande interesse. Anche se è d’obbligo osservare che le liste predefinite dei candidati all’Assemblea Generale ripropongono il tanto criticato modello elettorale in vigore, togliendo reale possibilità di scelta all’elettore.
Resta il fatto che la fusione tra Ds e Margherita stimolerà un processo di semplificazione del panorama dei partiti con nuove aggregazioni, anche a sinistra. Il nuovo Partito Democratico è certamente tutto da costruire e non mancano sulla sua strada sfide importanti.
Non è certo nuova nella storia politica italiana l’alleanza tra forze di origine e natura diverse: i governi di centro-sinistra hanno attraversato tutta la seconda metà del ‘900. Ma qui si tratta di una vera e propria fusione, dettata soprattutto da ragioni di governabilità e peso elettorale. Invece è sul progetto politico, che darà sostanza e quindi iniziativa al nuovo Partito, che si punta la nostra attenzione.
Come conciliare:
le due visioni di uno stato etico e di uno stato laico?
l’idea di sviluppo tutto orientato al libero mercato con l’esigenza primaria di combattere miseria e povertà?
Privatizzazione o mantenimento dell’impegno pubblico nei servizi essenziali (scuola, sanità…)?
il fondamentale diritto dei giovani alla dignità e sicurezza del lavoro con un sistema occupazionale ormai fortemente caratterizzato dalla precarietà?
Il rispetto delle garanzie costituzionali con il bisogno di sicurezza?
Il dialogo e la convivenza interculturali con i pregiudizi diffusi?
La negazione che la guerra sia strumento di soluzione dei conflitti con le nuove forme di imperialismo e di terrorismo?

E si potrebbe continuare.
Noi auguriamo al Partito Democratico di saper elaborare una sintesi politica alta tra queste diverse opzioni e di farlo non attraverso un compromesso di basso profilo, ma ispirandosi ai principi democratici fondamentali della nostra carta costituzionale. Senza dimenticare le battaglie politiche per la giustizia e l’eguaglianza sociale, che fanno parte della storia di una componente del nuovo Partito.

Il cimitero, finalmente


Dopo tre anni di insopportabile incuria, il cimitero è tornato finalmente alla normalità.
Tre lunghissimi, interminabili anni, in cui abbiamo visto di tutto. E ci siamo chiesti se nel contratto di appalto non fosse previsto che il cimitero venisse tenuto in condizioni decenti, con stradine e prati curati se non “a regola d’arte”, almeno con la “diligenza del buon padre di famiglia”. E che se ciò non fosse avvenuto, sarebbe stato necessario adottare provvedimenti del tipo “drastiche e continue riduzioni del compenso”, fino a provvedere direttamente alla manutenzione e decurtare conseguentemente alla ditta le spese sostenute.
Quella brutta situazione si è protratta fino all’ultimo giorno della durata del contratto (31 agosto 2007).

Per rimediare alle altrui manchevolezze cosa si è fatto? Si è organizzata una squadra di dipendenti comunali i quali, muniti di mezzi e opportunamente guidati, hanno sistemato molto bene stradine e prati. Giusto. Ma chi ha pagato?
Ora che è partito un nuovo appalto, ci auguriamo che siano state previste severe penali a carico della ditta appaltatrice, nel caso in cui non vengano mantenuti gli standard pattuiti su ordine e puliziaNaturalmente servono controlli sistematici e magari l’istituzione di un numero telefonico che permetta ai cittadini di segnalare disordine e disservizi.

“La città ideale” in rete

Il nostro foglio è ormai in rete al sito www.lacittaideale.net

Oltre che tradizionale strumento di informazione e di analisi di alcuni temi, riguardanti in modo particolare la nostra città e il territorio, esso diventa “agorà”, piazza, luogo di incontro e di confronto.
Ci auguriamo che, tramite la rete, gli argomenti si arricchiscano di nuove informazioni, di commenti, opinioni, proposte, critiche, precisazioni.
Ma auspichiamo anche che nuovi temi vengano ad ampliare l’orizzonte e ad animare il dibattito.

Tutto questo è possibile visitando il sito e cliccando alla voce “commenti”.
Rinnoviamo, in questa occasione, un intento che abbiamo espresso fin dal primo numero di questo giornalino. C’è un progetto da esplorare e costruire per il futuro della nostra città, un progetto che dia concretezza all’utopia della “città ideale”. Lo fecero al più alto livello filosofi, artisti, scienziati nel ‘400, elaborando una grande utopia da cui nacquero le più belle città del Rinascimento italiano. Dal piccolo spazio di questo foglio, ormai alla portata di tanti, coltiviamo la speranza di incontrare molte voci, concordi o discordi, comunque all’unisono sulla necessità di farsi sentire.